Doppio training in studio Portolano Cavallo, per allineare i team legali e Luminance, la piattaforma di document review automation “specializzata” in due diligence.
Sono poco più di due anni che lo studio Portolano Cavallo è nel paniere degli studi legali partner che in Europa stanno partecipando al training di Luminance, la legal tech specializzata in due diligence veloci e accurate grazie ad un sistema di Intelligenza artificiale di tipo machine learning per il riconoscimento semantico di linguaggio giuridico.
Luminance sta già gemmando in altre features, come compliance e discovery, per la identificazione delle clausole modello in un document set per esempio; o anche per far emergere la convenienza giuridica-economica dei contratti in essere in una grande società. Inoltre, sta imparando nuove lingue per la due diligence, per esempio il cirillico.
Tornando a Portolano Cavallo, abbiamo chiesto al responsabile del team che si sta occupando del progetto Luminance, Yan Pecoraro, di raccontarci l’esperienza nei suoi risvolti concreti. Il miglior modo, a nostro avviso, di guardare alla legal innovation oltre gli hype, ed iniziare a capire l’ingranaggio all’interno di una law firm che si rapporta a piattaforme di Intelligenza artificiale, come in questo caso specifico.
Yan Pecoraro responsabile del team Luminance in Portolano Cavallo |
“Stiamo portando avanti due livelli di training: uno sulla piattaforma come prodotto, in modo da trasmettergli conoscenze giuridiche in lingua italiana. Stiamo educando il sistema a riconoscere alcuni concetti giuridici classificando alcuni documenti e clausole di contratti e indicando altri data point rilevanti nella disciplina dei contratti, per esempio la data di esecuzione, le valute indicate, la legge applicabile ed altre clausole. E’ un training semantico, ma non solo”, racconta Pecoraro.
Il secondo livello di training è quello specificatamente utile allo studio legale. “E’ un work in progress che consiste nel trasferire alla piattaforma ciò che è importante che sappia con riferimento ai deal che lo studio segue. Lavorando su ogni operazione, utilizziamo i tag per educare e istruire il sistema per tipologie specifiche di contratti o di clausole”. Il training on the go, però, si basa su di un processo organizzato all’interno dello studio legale. “Abbiamo costituito un team interno che opera come fosse un amministratore di sistema, in modo che il training della piattaforma sia regolamentato e supervisionato”.
La consolle di lavoro di Luminance
Questo è un passaggio importante perché significa che ogni informazione inserita nella piattaforma è validata preventivamente. “La qualità del sistema è direttamente proporzionale al numero nonché alla correttezza delle corrispondenze inserite”, specifica infatti Pecoraro.
Gli avvocati inseriscono i tag secondo la classificazione giuridica classica; questo permette poi di richiamare i testi per keywords o per frasi di testo o per tag.
Alla domanda se lo studio ha incontrato particolari difficoltà, la risposta è sostanzialmente negativa. “L’approccio è prudente e dunque le nostre aspettative sono coerenti alle prestazioni della piattaforma”. Portolano Cavallo ha già condotto alcune due diligence con Luminance, in fase operativa da oltre due anni. “Un vantaggio per così dire indiretto e molto apprezzato è stato quello della razionalizzazione del flusso di lavoro. Il lavoro – per così dire analogico – su di una due diligence si svolge in una data room che contiene documenti in cartelle spesso destrutturate su cui si lavora per compartimenti stagni, finché alla fine il lavoro viene assemblato nel diligence report. Nella piattaforma, ovviamente, l’ambiente di lavoro è unico ed il sistema aiuta proprio nella organizzazione del workflow. È una funzionalità di project management che abbiamo trovato molto utile”. Non c’è dubbio che questa della gestione del workflow, anche tra law firm e studi legali, è una frontiera già nel mirino delle legal tech.
Il risparmio di tempi, e dunque di costi per il cliente, è significativo, specifica Pecoraro. “In certe operazioni, lo strumento può accelerare di molto alcune attività che una volta richiedevano un significativo investimento di tempo: un esempio può essere un’operazione crossborder in cui la piattaforma è in grado di classificare secondo il diritto applicabile di più Paesi oltre 3000 documenti in poche ore”. Il lavoro diventa “più confortevole”.
Quello che però non cambia, neanche nell’epoca delle piattaforme legal, è il controllo da parte degli avvocati. “Rivediamo tutto. Il risultato ottimale oggi è la combinazione tra AI e intelligenza umana. Forse nel futuro qualcosa potrà cambiare. Ma allo stato delle cose l’apporto umano è insopprimibile”.
Non è, solo, una questione di accuratezza degli output, “che è estremamente elevata quando è a supporto dell’intelligenza umana: piuttosto è una questione di assunzione di responsabilità. Il risultato del lavoro di due diligence è in capo sempre allo studio legale, che ne risponde”. Si può intravedere in futuro una responsabilità da errore per questo tipo di piattaforme? “Al momento non intravedo questo tipo di scenario. D’altra parte, nessuno si è mai sognato di addebitare a riviste giuridiche, per esempio al Foro Italiano, eventuali omissioni nella indicazione di sentenze specifiche. In ogni caso l’utilizzo di AI permette un lavoro più efficiente e più accurato ma il limite sta nella sua stessa forza: quello di identificare i contenuti. Questo significa che non vede quello che non c’è. Che è esattamente ciò che a volte ad un avvocato interessa di più sapere”.
Sul ROI Pecoraro non si sbilancia: “L’investimento finanziario è gestibile; quello in termini di tempo importante. Rispetto al cliente, il lavoro è senz’altro migliore. Quanto al pricing…permette di essere più competitivi. D’altra parte, la piattaforma lavora 7 giorni su 7, 24 ore su 24”.
Altri progetti in cantiere, se pur non attuali ancora per lo studio, riguardano la document automation. E, dal punto di vista dei processi, soluzioni che mettano a fattor comune le informazioni tratte dalla clientela, ovviamente in un quadro di stretta confidenzialità da regolamentare.
Varcata la soglia della innovazione, verrebbe da dire, non si torna indietro.