Quale tutela per le opere generate con l’intelligenza artificiale generativa? A settembre 2022. la divulgatrice esperta di intelligenze artificiali Kristina Kashtanova ha sottoposto all’U.S. Copyright Office – che presiede alla registrazione delle opere tutelate dal diritto d’autore – la sua opera Zarya of the Dawn, un libro a fumetti realizzato con l’ausilio del potente software generativo Midjourney. Inizialmente Kashtanova non aveva specificato che le immagini fossero il risultato dell’elaborazione algoritmica di un input testuale, il che aveva portato l’Ufficio a garantire alla sua opera la piena protezione della normativa statunitense sul diritto d’autore. Ma quando è stato chiaro che i disegni dell’opera erano, in realtà, il prodotto del lavoro di un modello di AI, lo U.S. Copyright Office ha corretto il tiro: nella sua lettera a Kashtanova, pubblicata online da Reuters, spiega che «le immagini nell’opera che sono state generate dalla tecnologia Midjourney non sono il prodotto di authorship umana».
L’incertezza del diritto nel campo dell’AI
Quello appena descritto è solo un esempio emblematico del contesto di incertezza in cui si muovono gli operatori del diritto quando si dibatte di AI. Nell’era di Midjourney, Stable Diffusion AI e ChatGPT, i contenuti prodotti dall’AI sono protetti dal diritto d’autore oppure no? Una risposta certa e univoca a questa domanda al momento non esiste, ma ci sono elementi che aiutano a orientarsi.
Per il momento la direzione è quella di non riconoscere alla macchina la “paternità” dell’opera, né di attribuire all’opera generata dalla macchina la tutela autoriale, in ragione della carenza del contributo creativo umano. Il requisito della “creazione intellettuale” assume un peso centrale nel concetto di opera letteraria e artistica fissato già dalla Convenzione di Berna sul diritto d’autore del 1886, e poi recepito dal nostro ordinamento nazionale: un’opera tutelabile sotto il profilo autoriale è quella che deriva dall’«ingegno» del suo autore ed è dotata di «carattere creativo»; l’opera, in altre parole, per godere delle tutele della legge dev’essere sia nuova che originale, e la sua originalità è ravvisabile nell’espressione della creazione intellettuale dell’autore.
Questo però non significa che i contenuti generati dall’AI cadano necessariamente nel pubblico dominio solo perché frutto dell’elaborazione di un algoritmo. Se nell’opera è ravvisabile l’input creativo dell’autore, allora l’opera in questione potrebbe ottenere la tutela autoriale.
Il parere della Corte di Cassazione
Con la pronuncia n. 1107 del 16 gennaio 2023, la Corte di Cassazione è intervenuta nel dibattito occupandosi di una immagine generata da un algoritmo. Più precisamente, la Suprema Corte è stata chiamata a riformare una sentenza della Corte d’Appello di Genova, che secondo la parte ricorrente, aveva erroneamente qualificato come opera dell’ingegno un’immagine generata da un software che aveva elaborato forma, colori e dettagli della scenografia del Festival di Sanremo del 2016.
La Corte di Cassazione sinteticamente afferma che sarebbe stato necessario un accertamento di fatto (tardivo, in quel caso, per ragioni processuali) per verificare se e in qual misura l’utilizzo del software avesse assorbito l’elaborazione creativa dell’artista che se ne era avvalsa. In altre parole, la Corte di Cassazione non entra nel merito della vicenda, ma in termini generali non esclude a priori che un contenuto generato dall’interazione con un software possa essere qualificato come opera dell’ingegno tutelata dalla normativa sul diritto d’autore, a condizione che ricorra un apprezzabile apporto creativo umano.
Midjourney e ChatGPT, quanto pesa l’apporto umano?
Anche in relazione a contenuti prodotti da più sofisticati modelli di AI, il tema centrale è sempre quello della presenza del contributo creativo, come discrimine fondamentale per capire se un certo contenuto possa godere della tutela autoriale. In altri termini, quanto pesa l’apporto umano in un’immagine generata da Midjourney o un sonetto composto da ChatGPT? Alla prima domanda, quella relativa a Midjourney, U.S. Copyright Office ha già dato una risposta affermando che si tratta di una tecnologia che non consente di creare opere tutelabili in base alla normativa statunitense in materia di copyright. Dette opere mancherebbero, infatti, del requisito della creatività in quanto il processo generativo del modello di AI in questione sarebbe fuori dal controllo dell’utente: le istruzioni impartite alla piattaforma sarebbero, infatti, in grado di influenzare la generazione di immagini ma mancherebbero della capacità di ottenere un risultato specifico, ovvero quello voluto dal preteso autore dell’opera.
L’Ufficio non esclude che altri modelli di AI generativa possano dar luogo a opere tutelabili sotto il profilo autoriale, ma l’imprevedibilità del risultato generato da Midjourney, nonostante il tempo e le energie impiegate dall’utente, esclude che le opere prodotte da Midjourney possano ambire alla tutela autoriale, quantomeno per il momento.
Sono in ogni caso ipotizzabili altri scenari laddove l’utente della piattaforma di AI sia in grado, per esempio, di provare che il ricorso all’AI abbia rappresentato solo un momento – o uno strumento – nel contesto di un processo creativo più complesso e sofisticato: in quel caso potrebbe essere configurabile il ricorso alla tutela autoriale.
Conclusioni
In linea con quanto precede, nell’ultima versione del Copyright Registration Guidance pubblicata il 16 marzo 2023 dall’U.S. Copyright Office, l’Ufficio espressamente afferma che effettuerà una valutazione caso per caso quando oggetto della domanda di registrazione saranno opere, anche parzialmente, prodotte da modelli di AI generativa. L’Ufficio afferma che ciò che rileverà ai fini del rilascio della registrazione sarà la misura entro cui l’uomo avrà avuto il controllo sul processo creativo che dà luogo all’opera nella sua espressione finale.