-
I nostri articoli per Agenda DigitaleI nostri articoli per Agenda Digitale
-
Il nostro Life Sciences BlogIl nostro Life Sciences Blog
Il 3 maggio 2022 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la delibera del Consiglio dei ministri che dà il via libera all’adozione del decreto del Ministero della Salute recante i “Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”.
Nonostante la mancata intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, dovuta all’opposizione della Regione Campania, il Governo ha deciso di procedere ugualmente con l’adozione del decreto anche per rispettare le tempistiche fissate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (“PNRR”). L’intervento si inserisce infatti nell’ambito delle riforme previste dalla sesta missione del PNNR, componente n. 1, denominata “Reti di prossimità, strutture di telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”, con scadenza programmata il prossimo 30 giugno.
Il nuovo modello di organizzazione dell’assistenza territoriale si pone l’obbiettivo di mettere al centro il cittadino, assecondando i bisogni di salute dell’utente indipendentemente dal contesto di vita e dall’area geografica di appartenenza, nonché seguendo una logica di integrazione dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali.
Al contempo, il nuovo assetto prevede e garantisce l’erogazione di prestazioni assistenziali anche mediante la telemedicina, in tutte le sue declinazioni[1]. L’erogazione a distanza di servizi sanitari assume dunque sempre più una connotazione concreta e un ruolo centrale nella programmazione delle nuove modalità di assistenza e cura del cittadino.
Naturalmente, per la sua effettiva implementazione sarà fondamentale il ruolo delle Regioni, atteso che questi servizi si collocano nell’alveo di una materia – la “tutela della salute” – di legislazione concorrente ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione. Spetterà dunque alle Regioni e alle Province autonome di Trento e di Bolzano l’effettiva “messa a terra” dei modelli e degli standard previsti dalle norme a oggi vigenti, nel rispetto dei principi ivi stabiliti.
Il nuovo assetto territoriale
Il Documento delinea un nuovo e innovativo modello di organizzazione dell’assistenza territoriale, che intende fornire risposte efficaci alla necessità – sempre più avvertita – di costruire una rete di assistenza alternativa alle strutture ospedaliere, rimodulando le prestazioni e i servizi offerti di modo che siano il più possibile vicini all’utente, sino a raggiungerlo presso il suo domicilio.
L’obbiettivo è quello di garantire livelli uniformi di assistenza primaria su tutto il territorio nazionale, mediante l’individuazione di standard strutturali, tecnologici e organizzativi comuni, riducendo le disuguaglianze attraverso un modello di erogazione dei servizi che permetta di superare le attuali criticità, in particolare la mancata erogazione uniforme dei Livelli essenziali di assistenza (“LEA”) ed il limitato sviluppo della rete territoriale, anche con riferimento ai bisogni assistenziali delle persone nel tempo.
Perno del nuovo modello è il Distretto sanitario, articolazione organizzativo-funzionale dell’Azienda sanitaria locale (ASL), con una popolazione stimata di circa 100.000 soggetti, all’interno del quale:
- sviluppare strutture di prossimità, come le Case della Comunità[2], quale punto di riferimento per la risposta ai bisogni della popolazione di riferimento;
- potenziare le cure domiciliari affinché la casa possa diventare il luogo privilegiato dell’assistenza;
- integrare l’assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale nonché lo sviluppo di équipe multiprofessionali che prendano in carico la persona a 360 gradi, con particolare attenzione alla salute mentale e alle condizioni di maggiore fragilità;
- integrare logiche sistematiche di medicina di iniziativa[3] e di presa in carico del paziente, attraverso la stratificazione della popolazione per intensità dei bisogni, utilizzando algoritmi predittivi che grazie alla crescente disponibilità di dati digitali permettono di differenziare le strategie di intervento;
- implementare modelli di servizi digitalizzati sia per l’assistenza a domicilio, sfruttando strumenti di telemedicina e di telemonitoraggio, sia per l’integrazione della rete professionale che opera sul territorio e in ospedale.
L’erogazione dei servizi di telemedicina
La programmazione dell’assistenza territoriale nell’ambito dei Distretti sanitari prevede “standard” minimi su tutto il territorio, quali le nascenti Case della Comunità e gli Ospedali della Comunità, che dovranno garantire l’erogazione dei propri servizi anche mediante la telemedicina.
A tale fine i medici e gli altri professionisti sanitari facenti parte delle équipe multiprofessionali[4] dovranno essere adeguatamente formati all’utilizzo di tali tecnologie. Per quel che riguarda la figura dell’Infermiere di Famiglia o Comunità[5] è espressamente previsto che lo stesso utilizzi “sistematicamente” strumenti digitali, di telemedicina e di teleassistenza.
In coerenza con l’obiettivo portato avanti dalla riforma in esame di aumentare l’accessibilità e ridurre le diseguaglianze nell’accesso alle cure, nonché di garantire un approccio quanto più omogeneo possibile sul territorio, è previsto che i sistemi che erogano prestazioni di telemedicina – operanti a qualsiasi livello aziendale, regionale, interregionale e/o nazionale – devono:
- interoperare con i diversi sistemi nazionali (ANA, NSIS, TS, PAGOPA, SPID, etc.) e regionali (FSE, CUP, etc.) a supporto dell’assistenza sanitaria, garantendo il rispetto degli standard di interoperabilità nei dati;
- supportare la convergenza di processi e strutture organizzative, anche superando la frammentazione tecnologica;
- supportare l’attivazione di servizi di telemedicina per i singoli pazienti, in base alle indicazioni del Progetto di Salute[6];
- uniformare le interfacce e le architetture per la fruizione delle prestazioni di telemedicina, sia per l’utente che per il professionista, in un’ottica di semplificazione, fruibilità e riduzione del rischio clinico, assicurando anche l’integrazione con i sistemi di profilazione regionali/nazionali (es., lo SPID);
- mettere a disposizione servizi strutturati in modo uniforme e con elevati livelli di sicurezza, sull’intero territorio, sviluppati con approccio modulare e che garantiscono il rispetto delle vigenti indicazioni nazionali.
Inoltre, il Documento si sofferma sul ruolo dei professionisti sanitari nell’accesso alla fruizione di prestazioni di telemedicina da parte dell’assistito, integrando quanto già in parte previsto dalle “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” approvate in Conferenza Stato-Regioni il 17 dicembre 2020.
Sul punto, il Documento esplicita la responsabilità professionale dei medici, nonché degli altri professionisti sanitari per le sole attività di teleassistenza, nel:
- individuare gli strumenti più idonei all’erogazione di prestazioni a distanza in favore del singolo paziente secondo canoni di proporzionalità, appropriatezza, efficacia e sicurezza;
- valutare l’idoneità del singolo paziente a ricevere la prestazione dal proprio domicilio, anche mediante verifica della sua capacità d’uso degli strumenti tecnologici necessari, che deve diventare parte dell’anamnesi (ad es., se il paziente è in grado di utilizzare smartphone, tablet, pc o comunque può apprenderne l’utilizzo anche con l’aiuto dei familiari).
Riguardo i requisiti minimi e gli standard di servizio necessari all’erogazione di prestazioni in telemedicina il Documento rimanda espressamente a quanto previsto dalle citate Indicazioni nazionali del 17 dicembre 2020.
La telemedicina sempre più al centro dell’assistenza sanitaria
Il nuovo modello di organizzazione dell’assistenza territoriale che va delineandosi anche grazie all’intervento in esame prevede una centralità sempre maggiore del cittadino e, parallelamente, l’utilizzo sempre più capillare di strumenti digitali e di telemedicina. Grazie anche alla spinta data del PNNR, l’effettiva implementazione di tali novità appare sempre più prossima e concreta.
Il Documento è da leggersi congiuntamente alle recenti “Linee guida organizzative contenenti il modello digitale per la realizzazione dell’assistenza domiciliare”, approvate con Decreto del Ministero della Salute del 29 aprile e pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 24 maggio 2022 e anch’esse adottate nell’ambito della sesta missione del PNNR, che danno grande risalto all’utilizzo della telemedicina nello specifico contesto delle cure domiciliari.
Note
Come già anticipato, l’effettiva implementazione di tali servizi non potrà prescindere da un ruolo attivo delle Regioni, che dovranno mettere in pratica quanto previsto dal legislatore nazionale nel rispetto dei principi e degli obbiettivi stabiliti.
[1]Per una definizione delle singole prestazioni di telemedicina, si vedano in particolare le “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”, approvate in Conferenza Stato-Regioni il 17 dicembre 2020.
[2]La Casa della Comunità è definita come il luogo fisico di prossimità e di facile individuazione dove i cittadini possono accedere all’assistenza sanitaria e sociosanitaria.
[3]La medicina di iniziativa è definita come un modello assistenziale fondato su di un’assistenza proattiva all’individuo, dalle fasi di prevenzione ed educazione alla salute, sino alle fasi della condizione morbosa.
[4]Oltre ai medici di medicina generale e ai pediatri gli infermieri, i farmacisti, gli psicologi e gli assistenti sociali, nonché altri professionisti della prevenzione e della riabilitazione.
[5]Definito quale figura professionale di riferimento ai fini l’assistenza infermieristica all’interno della comunità di riferimento.
[6]Il Progetto di Salute è lo strumento di programmazione, gestione e verifica dell’assistenza territoriale previsto dal Documento.