È stata recentemente concessa a Torino l’autorizzazione per i test su strada di due di navette a guida autonoma. A differenza di quanto avvenuto in progetti precedenti, le navette non si si muoveranno in aeree protette ma affronteranno il traffico reale lungo un percorso di 5 km che si snoderà tra la Città della Salute e della Scienza. La sperimentazione avviene all’interno del progetto “Sperimentazione Italia” promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, il cui fine è quello di aprire le porte all’applicazione di tecnologie emergenti a beneficio di cittadini, imprese e pubblica amministrazione.
Il progetto torinese
Il Gruppo Torinese Trasporti sarà responsabile dello svolgimento dei test su strada, che si articoleranno su:
- una prima fase, indicata come pre-demo, si svolgerà tra marzo e aprile con l’obiettivo di testare le navette nel traffico reale e raccogliere i primi dati ed informazioni; non è quindi prevista la presenza di passeggeri a bordo
- una seconda fase, prevista a partire da aprile e della durata di cinque mesi, in cui l’utilizzo delle navette darà luogo ad un vero e proprio servizio di trasporto pubblico di cui potranno beneficiare gratuitamente tutti i cittadini.
Le due navette al centro della sperimentazione sono prodotte dalla società francese Navya, pioniera nella progettazione di veicoli a guida autonoma. Ogni shuttle avrà 14 posti, 11 seduti e 3 in piedi, ferma restando la costante presenza a bordo di un operatore dal momento che i veicoli rientrano nel livello quattro di guida automa. Ciò significa che, se anche il sistema della vettura è in grado gestire situazioni dinamiche senza interazione umana, controllando per esempio lo sterzo, la velocità e l’ambiente circostante, resta comunque necessaria la presenza di un autista in grado di poter assumere la guida in caso di necessità. Gli operatori selezionati dal Gruppo Torinese, e formati da Navya, avranno quindi il compito di gestire le emergenze e non solo: dovranno anche interagire con il pubblico chiarendo i possibili dubbi e perplessità dei passeggeri.
Un servizio di trasporto pubblico fondato sulla guida autonoma necessita inoltre di un’adeguata infrastruttura a supporto dei singoli veicoli; di questo si sta occupando la Fondazione LINKS con l’ausilio di altri partner. Uno dei punti nodali, ad esempio, è il sistema di comunicazione con i semafori, di modo che le navette abbiano priorità di attraversamento agli incroci[1]. Serve inoltre assicurare un costante flusso di dati tra la singola navetta e i sistemi centrali di gestione del traffico affinché i veicoli abbiano informazioni sufficienti ad adattarsi a cambiamenti di condizioni. Infine, lo stesso accesso alla navetta dipenderà da una app mediante la quale i passeggeri potranno prenotare i posti: i dati acquisiti durante la prenotazione verranno inviati in tempo reale al veicolo che saprà dunque quando e dove fermarsi per raccogliere i passeggeri.
L’instaurarsi di questa complessa rete di operazioni è stato reso possibile dall’adesione al progetto SHOW (Shared automation Operating models for Worldwide adoption) che coinvolge 20 città europee (Torino è l’unica partecipante italiana). L’obiettivo del progetto è quello di rendere il trasporto urbano più efficace, sostenibile e di facile utilizzo. Il Progetto SHOW è stato a sua volta finanziato dal programma europeo Horizon2020 volto a promuovere, inter alia, la trasformazione delle città europee verso la neutralità climatica.
“Sperimentazione Italia”
Nonostante i sostegni europei, l’autorizzazione finale all’avvio dei test è stata acquisita solo grazie al progetto “Sperimentazione Italia” promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, e introdotto dall’articolo 36 del decreto legge n. 76 del 16 luglio 2020 (Semplificazione e innovazione digitale) poi convertito dalla legge 11 settembre 2020 n. 120.
Il progetto costituisce una vera e propria sandbox normativa, ossia un ambiente controllato che consente a startup, imprese, università e centri di ricerca di sperimentare progetti innovativi attraverso una deroga temporanea alle norme vigenti.
In questo contesto, per richiedere l’avvio di un progetto sperimentale e superare gli attuali limiti normativi, è sufficiente presentare domanda contestuale al Dipartimento per la Trasformazione digitale e al Ministero dello Sviluppo economico. La richiesta deve includere il modulo per la domanda, l’allegato tecnico e la norma di cui si chiede la deroga. La richiesta viene analizzata e in caso di suo accoglimento, la sperimentazione può avere luogo secondo modalità di svolgimento precedentemente concordate. Una volta conclusi i test, il soggetto richiedente dovrà presentare una relazione finale contenente, tra l’altro, i risultati e i benefici economici e sociali generati. Se il Dipartimento per la Trasformazione digitale ritiene che l’iniziativa abbia avuto un esito positivo può comunicare l’opportunità di una modifica legislativa al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro competente per materia. Nell’arco dei tre mesi successivi il Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro competente, promuove le iniziative normative ritenute necessarie per consentire lo svolgimento dell’attività sperimentale.
Nel complesso, gli obiettivi principali perseguiti dal progetto “Sperimentazione Italia” consistono sia nell’implementazione di sistemi in grado di produrre impatti positivi sulla qualità di vita dei cittadini, sia – e questo è notevole in un paese come l’Italia caratterizzato da tempi legislativi assai lunghi – in una costante attività di aggiornamento normativo tale da rendere possibili e/o facilitare nuove opportunità tecnologiche e di business.
[1]Di questo aspetto si sta occupando in particolare la società austriaca Swarco: https://www.swarco.com/stories/show-project-and-future-mobility